Scopri come funziona
Che cos'è Orto Bioattivo?
Per iniziare un orto da zero noi riproduciamo un terreno il più vicino possibile a quello dei boschi
- Terra vulcanica
- Compost di foglie + compost di aghi di pino + bocashi
- Compost di lombrichi
- Concime naturale (da fermentazione di altre piante)
- Micorrize
- Polvere di roccia addizionata ad EM
Come funziona?
Non è necessario lavorare la terra, niente aratura, né zappatura: il suolo è naturalmente ricchissimo di organismi la cui attività, in seguito alle lavorazioni del suolo e quindi alla sua ossigenazione, viene alterata.
Rigirando il terreno non facciamo altro che interrompere l’azione combinata di essudati radicali, residui organici e attività chimica di batteri, funghi e lombrichi, generando uno squilibrio nutritivo. L’agricoltura tradizionale rimedia a tali carenze applicando fertilizzanti e concimi di sintesi.
L’effetto che si ottiene è solo temporaneo: le piante ne diventano dipendenti, il suolo si impoverisce progressivamente e aumenta la possibilità di sviluppo di patogeni.
Inoltre l’agricoltura tradizionale inquina le falde acquifere con la lisciviazione dei nitrati: l’inquinamento da nitrati interessa in prevalenza le falde più superficiali o le falde contenute negli acquiferi alluvionali ed è dovuto prevalentemente a fattori di origine antropica che si verificano quando i processi auto-depurativi del terreno e i vegetali presenti non sono più in grado di smaltire o assorbire il carico dei concimi chimici immessi.
Non si compatta il suolo: per far sì che i micro-ecosistemi presenti nel sottosuolo abbiano la giusta areazione, non bisogna compattare il terreno; in pratica, non va calpestato.
Non si concima: la fertilizzazione avviene tramite copertura organica permanente. Ricreiamo ciò che accade in natura: sotto la stratificazione di foglio del sottobosco la terra è scura e ricca di componente organica.
Si applica un metodo “grow biointensive” cioè una piantagione densa di piante, a diversi stadi di crescita e con diverse caratteristiche. Non se ne estirpano le radici, ma restano nel suolo e si biotriturano i residui lì dove sono. Anche le erbe spontanee hanno la loro utilità: aiutano a mantenere l’umidità del suolo (pacciamatura vivente);
Si copre il terreno con pacciamatura attiva composta da rami di bosco frammentati, triturati. In Francia il sistema è chiamato “BRF, Bois Rameaux Fragmentés”, è un metodo di coltivazione ecologica che permette di risparmiare acqua ed energia. Le ramaglie sminuzzate arricchiscono il suolo di sostanza organica, migliorando la struttura e trattenendo l’acqua.
L’orto non richiede quindi irrigazioni continue.
Il terreno, una volta avviato il metodo, non ha bisogno di lavorazioni costanti per mantenerlo soffice, o di concimi chimici per fertilizzarlo.
Il terreno migliora in breve tempo, in alcuni casi può bastare anche una stagione, mentre dove la fertilità del terreno è maggiormente compromessa, dovremo aspettare un paio di anni. Con il tempo il cippato porterà alla creazione di un buono strato di humus, ricchissimo di vita, di micro e macroorganismi, grazie all’azione dei funghi e ai processi di bio-trasformazione.
In ogni aiuola vengono piantate specie differenti per permettere l’attività sinergica tra le piante. Le piante si associano tra specie per utilizzare nel modo migliore il loro ambiente e adattarvisi (fitosociologia).
Rigirando il terreno non facciamo altro che interrompere l’azione combinata di essudati radicali, residui organici e attività chimica di batteri, funghi e lombrichi, generando uno squilibrio nutritivo. L’agricoltura tradizionale rimedia a tali carenze applicando fertilizzanti e concimi di sintesi.
L’effetto che si ottiene è solo temporaneo: le piante ne diventano dipendenti, il suolo si impoverisce progressivamente e aumenta la possibilità di sviluppo di patogeni.
Inoltre l’agricoltura tradizionale inquina le falde acquifere con la lisciviazione dei nitrati: l’inquinamento da nitrati interessa in prevalenza le falde più superficiali o le falde contenute negli acquiferi alluvionali ed è dovuto prevalentemente a fattori di origine antropica che si verificano quando i processi auto-depurativi del terreno e i vegetali presenti non sono più in grado di smaltire o assorbire il carico dei concimi chimici immessi.
Non si compatta il suolo: per far sì che i micro-ecosistemi presenti nel sottosuolo abbiano la giusta areazione, non bisogna compattare il terreno; in pratica, non va calpestato.
Non si concima: la fertilizzazione avviene tramite copertura organica permanente. Ricreiamo ciò che accade in natura: sotto la stratificazione di foglio del sottobosco la terra è scura e ricca di componente organica.
Si applica un metodo “grow biointensive” cioè una piantagione densa di piante, a diversi stadi di crescita e con diverse caratteristiche. Non se ne estirpano le radici, ma restano nel suolo e si biotriturano i residui lì dove sono. Anche le erbe spontanee hanno la loro utilità: aiutano a mantenere l’umidità del suolo (pacciamatura vivente);
Si copre il terreno con pacciamatura attiva composta da rami di bosco frammentati, triturati. In Francia il sistema è chiamato “BRF, Bois Rameaux Fragmentés”, è un metodo di coltivazione ecologica che permette di risparmiare acqua ed energia. Le ramaglie sminuzzate arricchiscono il suolo di sostanza organica, migliorando la struttura e trattenendo l’acqua.
L’orto non richiede quindi irrigazioni continue.
Il terreno, una volta avviato il metodo, non ha bisogno di lavorazioni costanti per mantenerlo soffice, o di concimi chimici per fertilizzarlo.
Il terreno migliora in breve tempo, in alcuni casi può bastare anche una stagione, mentre dove la fertilità del terreno è maggiormente compromessa, dovremo aspettare un paio di anni. Con il tempo il cippato porterà alla creazione di un buono strato di humus, ricchissimo di vita, di micro e macroorganismi, grazie all’azione dei funghi e ai processi di bio-trasformazione.
In ogni aiuola vengono piantate specie differenti per permettere l’attività sinergica tra le piante. Le piante si associano tra specie per utilizzare nel modo migliore il loro ambiente e adattarvisi (fitosociologia).